Il giardino biblico

Osservate bene l’albero del fico e le altre piante (Lc 21, 29). L’invito di Gesù ad osservare le piante per avvicinarsi a Dio, è rivolto soprattutto a noi che trascorriamo gran parte della nostra vita al chiuso e spesso non ci accorgiamo che il mandorlo è in fiore o l’abete ha prodotto nuovi germogli. Quando siamo a stretto contatto con la natura, acquisiamo maggiore capacità d’ascolto, riscopriamo le cose essenziali, ci avviciniamo di più a Dio.

Apologo

Giudici 9, 7-15

Ma Iotam, informato della cosa, andò a porsi sulla sommità del monte Garizim e, alzando la voce, gridò: “Ascoltatemi, signori di Sichem, e Dio ascolterà voi! Si misero in cammino gli alberi per ungere un re su di essi. Dissero all`ulivo: Regna su di noi. Rispose loro l`ulivo: Rinuncerò al mio olio, grazie al quale si onorano dei e uomini, e andrò ad agitarmi sugli alberi? Dissero gli alberi al fico: Vieni tu, regna su di noi. Rispose loro il fico: Rinuncerò alla mia dolcezza e al mio frutto squisito, e andrò ad agitarmi sugli alberi? Dissero gli alberi alla vite: Vieni tu, regna su di noi. Rispose loro la vite: Rinuncerò al mio mosto che allieta dei e uomini, e andrò ad agitarmi sugli alberi? Dissero tutti gli alberi al rovo: Vieni tu, regna su di noi. Rispose il rovo agli alberi: Se in verità ungete me re su di voi, venite, rifugiatevi alla mia ombra; se no, esca un fuoco dal rovo e divori i cedri del Libano.
Con l’apologo di Iotam, ultimo figlio di Gedeone, la parabola degli alberi che si mettono in viaggio per eleggere un re – si esprime una critica al regime monarchico considerato “inutile e dannoso” come il rovo che non offre ombra per ripararsi, ma alimenta il fuoco distruttore (Gdc 9,7-20) (Fabbris). Il brano che viene presentato costituisce, forse, una delle pagine meno note della Bibbia, eppure la sua forza e la sua pungente ironia risultano di un’attualità straordinaria. L’olivo e il rovo, il fico e i cedri del Libano, la vite e gli alberi trovano posto in questa antica poesia ebraica, in cui risuona un dialogo antico e pur attuale: essere oppure apparire? Il rifiuto da parte dei migliori candidati (l’olivo, il fico, la vite) è motivato dal desiderio di non perdere la propria natura, il proprio vero dono; la inadeguatezza minacciosa del rovo a regnare sugli alberi esprime la superficialità di chi, non conoscendosi, offre una disponibilità inconsistente e pericolosa. Potremmo continuare la nostra riflessione chiedendoci: cosa è l’autorità, cosa è il servizio? Nelle nostre relazioni a chi sorridiamo con sincerità, con chi stiamo volentieri? Non è forse vero che avvertiamo benevolo e piacevole chi, non camuffatosi, si mette in gioco per ciò che è veramente?

Albero di Giuda Cercis siliquastrum L. – Fam. Leguminosae

Matteo 27,3-5

Allora Giuda, il traditore, vedendo che Gesù era stato condannato, si pentì e … gettate le monete d’argento nel tempio si allontanò e andò ad impiccarsi.

Una leggenda medioevale collega questa pianta con il bacio di Giuda a Gesù e con la successiva impiccagione. Benché non vi sia nessun motivo per ritenere questa associazione storicamente attendibile, i fiori rossi che ricoprono interamente i suoi rami al tempo della fioritura, ancor prima che compaiano le foglie, ci ricordano il sangue innocente di Gesù che ha dato la sua vita per amore di ciascuno di noi. Questo albero può essere per noi un segno della gratuità della misericordia del Signore, che Giuda non è riuscito a riconoscere.

Curiosità

Si narra che su quest’albero si impiccò Giuda dopo aver tradito Gesù e i suoi tronchi contorti vengono attribuiti a quell’episodio. Secondo altre leggende i fiori del siliquastro rappresenterebbero le lacrime di Cristo e il loro colore simbolizzerebbe la vergogna per la perfidia di Giuda. I fiori dell’albero di Giuda, di un gradevole sapore piccante, si possono aggiungere alle insalate o friggere in pastella; i boccioli si prestano ad essere conservati in salamoia o sotto aceto, come capperi.

Informazioni

L’albero di Giuda, detto anche siliquastro, è un piccolo albero alto sino a 8 (15 m) o, più spesso, un arbusto. E’ originario dell’Asia occidentale e minore; ha una larga distribuzione nei paesi mediterranei dai Balcani alla Spagna. E’ molto diffuso in Valnerina, tanto che durante la fioritura vivacizza l’ambiente con il colore rosso-porporino.

Aloe Aloe vera L. – Fam. Aloeaceae

Salmo 45,9

Le tue vesti son tutte mirra, aloe e cassia, dai palazzi d`avorio ti allietano le cetre.

Questo bellissimo Salmo canta le nozze del Re, il Signore, con la sua sposa, cioè con la sua Chiesa, con ciascuno dei suoi fedeli. Nel descrivere lo Sposo si fa riferimento alla sua bellezza (“… te sei il più bello tra i figli dell’uomo…”), alla sua forza, alle sue qualità di verità, giustizia e mitezza, ma anche alle sue splendide vesti, che emanano fragranti profumi di piante orientali, tra cui l’aloe. Lo stesso profumo viene utilizzato, secondo Gv 19,39, da Nicodemo nella sepoltura di Gesù, nostro Re e Signore.

Riferimenti Biblici

Nm 24,6 Sono come torrenti che si diramano, come giardini lungo un fiume, come àloe, che il Signore ha piantati, come cedri lungo le acque. Pr 7,16-17 Ho messo coperte soffici sul mio letto, tela fine d`Egitto; ho profumato il mio giaciglio di mirra, di aloè e di cinnamòmo. Ct 4,13-14 I tuoi germogli sono un giardino di melagrane, con i frutti più squisiti, alberi di cipro con nardo, nardo e zafferano, cannella e cinnamomo con ogni specie d`alberi da incenso; mirra e aloe con tutti i migliori aromi. Gv 19, 39 Vi andò anche Nicodèmo, quello che in precedenza era andato da lui di notte, e portò una mistura di mirra e di aloe di circa cento libbre.

Curiosità

L’aloe è una “pianta miracolosa” utilizzata già migliaia di anni fa da Egizi, Romani e Greci. I padri della moderna medicina, Plinio il Vecchio e Galeno la utilizzavano nelle loro preparazioni farmaceutiche. Cleopatra e Nefertiti la impiegavano per curare la loro bellezza. Si narra che Alessandro il Grande nel 333 a. C. conquistasse l’isola di Socrotra, nell’Oceano Indiano, per disporre di una buona riserva di Aloe per poter curare le ferite in battaglia dei suoi soldati.

Bosso, Bossolo Buxus sempervirens L. – Fam. Buxaceae

Ezechiele 27, 6…; il ponte te lo hanno fatto d`avorio, intarsiato nel bòssolo delle isole di Chittim

Informazioni

Il bosso è un arbusto che vive in zone sassose e solatie, o anche ombrose, dell’Europa centro-meridionale, dell’Africa minore e dell’Asia minore sino al Caucaso e Asia orientale; predilige i terreni calcarei. II legno, duro, compatto e di grana fine, si usa in ebanisteria, strumenti musicali, scatole e pezzi di macchine. Tutta la pianta ma, soprattutto, i semi sono velenosi per la presenza di alcaloidi (bossina …) ed altri principi ad azione purgativa.

Curiosità

Specie molto longeva; veniva utilizzata nell’ “Ars topiaria” per modellare le siepi di giardini storici.

Cedro Cedrus Trew spp. – Fam. Pinaceae

Isaia 14,7-8

Riposa ora tranquilla tutta la terra ed erompe in grida di gioia. Persino i cipressi gioiscono riguardo a te e anche i cedri del Libano: da quando tu sei prostrato, non salgono più i tagliaboschi contro di noi. Persino i cipressi gioiscono riguardo a te e anche i cedri del Libano.

Il cedro, albero maestoso, simbolo di bellezza e di grandiosità, utilizzato per la durezza del suo legno e la fragranza che emana, è ricordo vivo del tempio di Gerusalemme con cui fu costruito. In questo brano, che descrive il ritorno del popolo dall’esilio, è intonato un canto di gioia a cui partecipano anche gli alberi e sono convocati i più alti e magnifici per dire la forza e la profondità dell’opera di Dio a favore del suo popolo.

Informazioni

Il Cedro del Libano (Cedrus libani A. Rich.) è originario dell’Anatolia meridionale, della Siria e del Libano. Allo stato spontaneo si trova lungo i pendii rocciosi e calcarei esposti a settentrione, tra i 1.300 e i 3.00 metri s.l.m., con clima nevoso e freddo in inverno ed estate secca. Oggi nel suo ambiente originario se ne trovano pochi esemplari, mentre è molto diffuso nei parchi e nei giardini di tutta Europa dove è giunto nel XVII secolo.

Curiosità

  • Notevoli sono due esemplari di cedro del Libano viventi nel Parco Massari di Ferrara e nel Parco del Convitto Mario Pagano di Campobasso di dimensioni e portamento eccezionali con chioma estesa orizzontalmente di ca 15 metri.
  • Dal cedro del Libano si estrae un’ottima trementina con grandi proprietà antisettiche e balsamiche. Insieme ad altre piante aromatiche la sua corteccia viene usata in decotto per fare inalazioni contro bronchiti catarrali. Eccezionali gli unguenti a base di corteccia di cedro come rubefacente contro dolori articolari.
  • Nell’arcieria tradizionale il legno di cedro veniva usato per la costruzione delle frecce.

Cipresso Cupressus sempervirens L. – Fam. Cupressaceae

Salmo 104,16-17

Si saziano gli alberi del Signore, i cedri del Libano da lui piantati. Là gli uccelli fanno il loro nido e la cicogna sui cipressi ha la sua casa.

Il cipresso, albero slanciato, sempre verde e raccolto in se stesso, è simbolo della crescita verso il cielo che si rigenera continuamente in una costante vittoria sulla morte, affermando il mistero della vita. Nell’inno al Creatore che il Salmo innalza, il cipresso è casa accogliente per gli uccelli, spazio ospitale anche per la cicogna.

Riferimenti Biblici

Gesù realizzo nella propria persona la parola che Osea mette sulla bocca del Signore: “Io sono come un cipresso sempre verde, grazie a me tu porti frutto” (Os 14,9). Anche il legno di cipresso, come quello di cedro, servì a rivestire il Tempio di Gerusalemme: “Chiram mandò a dire a Salomone: “Ho ascoltato il tuo messaggio; farò quanto desideri riguardo al legname di cedro e di cipresso” (1Re 5, 22).

Informazioni

Il Cipresso è un albero originario dei paesi mediterranei orientali e, introdotto dai Fenici, ben presto si è largamente diffuso in tutti i paesi circum-mediterranei. Oggi è parte integrante del paesaggio toscano, umbro e marchigiano. Il suo legno, compatto e profumato, è di grandissima durata e immarcescibile; viene utilizzato per farne cassepanche ed armadi perchè, essendo gradevolmente odoroso, tiene lontano le tarme.

Curiosità

Al Santuario di Farneto, a circa 14 chilometri da Perugia, sulla antica via Eugubina, vi è uno strano monumento posto sulla piazzetta antistante la chiesa, a coronamento del colle: un fusto altissimo di cipresso posto su un basamento di travertino e sorretto da quattro colonnine snelle in ferro battuto. E’ il cosiddetto “bastone di San Francesco”. La tradizione riporta che il Santo, un giorno, volendo provare l’obbedienza e l’umiltà di un suo frate, lo chiamò a sé, piantò a terra il suo bastone e gli comandò di innaffiarlo ogni giorno. Il frate obbedì, ed il bastone crebbe e divenne albero con i rami contorti e filamentosi, a somiglianza di radici; tanto che si disse che il Santo avesse piantato il bastone al contrario della posizione normale di una pianta. Il cipresso restò verde fino al 1878; e fu soprattutto la devozione indiscreta dei pellegrini che lo fece seccare. In occasione del VII centenario della morte del Santo assisiate fu sistemato definitivamente in forma di monumento: quale testimonianza di umiltà e di obbedienza.

Fico Ficus carica L. – Fam. Moraceae

Matteo 24,32-36

Dal fico poi imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l’estate è vicina. Così anche voi, quando vedrete tutte queste cose, sappiate che Egli è proprio alle porte. In verità vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto questo accada. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno. Quanto a quel giorno e a quell’ora, però, nessuno lo sa, neanche gli angeli del cielo e neppure il Figlio, ma solo il Padre.

Riferimenti Biblici

Il fico è impiegato per indicare la pace e la prosperità di una nazione (Mi 4, 4: Sederanno ognuno tranquillo sotto la vite e sotto il fico e più nessuno li spaventerà, perchè la bocca del Signore degli eserciti ha parlato!) Sennacherib, re dell’Assiria, utilizza la stessa metafora per indurre gli abitanti di Gerusalemme ad arrendersi (2Re 18, 31: Non ascoltate Ezechia, poichè dice il re d’Assiria: fate la pace con me ed arrendetevi; allora ognuno potrà mangiare i frutti della sua vigna e dei suoi fichi…) La parabola del fico sterile (cfr. Mt 13,6-9) illustra la lettera di Pietro che invita alla costanza nello sforzo (cfr. 2Pt. 2,9) e sostiene la speranza : “La magnanimità del Signore nostro giudicatela come salvezza” (2Pt. 3,15).

Come si riconosce

Il fico è un piccolo albero, alto sino a 10 (20) m, o arbusto, poco longevo, a rami fragili e irregolari formanti una corona rada ed espansa. E’ originario dei paesi medio-orientali (Turchia, Arabia e Siria); è coltivato da antichissima data in tutti i paesi dell’Europa meridionale e del Mediterraneo; vive spontaneo sulle pendici sassose calde e solatie, nelle fessure delle rupi e dei vecchi muri nel piano basale di tutta Italia, ed è coltivato in numerosissime cultivar per le sue prelibate infruttescenze ricche di zuccheri. Il legno, di colore bianco-giallognolo, è tenero, poco consistente, idoneo solo per piccoli lavori; è di modestissimo valore anche come combustibile. E’ specie di rapido accrescimento e assai resistente a tutte le ingiurie, alle prolungate siccità estive nonché ai freddi invernali; non ha alcun valore pratico perché il legno è tenerissimo e labile. Il latice è fortemente irritante per contatto ma, per la sua azione caustica, viene utilizzato per rimuovere verruche e calli.

Informazioni

“Quale che sia la sua origine etimologica, il fico, uno degli alberi più noti, diffuso soprattutto nel bacino del Mediterraneo e nel Medio e Vicino Oriente, vanta una storia plurisecolare, arricchita da un vero e proprio florilegio di citazioni che vanno dalla Genesi a Virgilio, passando per la mitologia greca. Introdotto in Italia sicuramente prima della fondazione di Roma (curioso l’aneddoto di un fico che Catone portò in senato e la cui relativa freschezza fu presa a dimostrazione di quanto fosse vicina Cartagine da Roma), è sempre stato apprezzato per la sua consistente base energetica e la facile digeribilità. La storia etimologica del fico è occasione per illustrare il significato di alcuni nomi comuni del mondo vegetale” (G. Saragosa).

Issopo Hyssopus officinalis L. – Fam. Labiatae

Salmo 51,8-10

Ma tu vuoi la sincerità del cuore e nell’intimo m’insegni la sapienza. Purificami con issopo e sarò mondo; lavami e sarò più bianco della neve. Fammi sentire gioia e letizia, esulteranno le ossa che hai spezzato.

La richiesta di Davide al Signore è legata alla Sacra Scrittura e alla cultura del suo popolo che attribuisce a questa erba, l’issopo, un’ azione cicatrizzante e purificatrice interna ed esterna. L’opera di Dio viene invocata da Davide con immagini plastiche che pienamente coinvolgono spirito e corpo, si afferma l’unità intima della persona. Il peccato non è solo azione della mente e dello spirito dell’uomo, Davide sa di aver peccato con tutto se stesso così desidera che la guarigione e la purificazione tocchi il suo corpo e sia reso partecipe della nuova vita, senta la gioia e l’esultanza.

Leccio, Elce Quercus ilex L. – Fam. Fagaceae

Daniele 13,58

Dimmi dunque, sotto quale albero li hai trovati insieme?” Rispose: “Sotto un leccio”

Daniele, aperto allo Spirito del Signore, non si lascia ingannare dalla stolta decisione di due anziani del popolo che abusano della loro autorità e con falsità condannano Susanna a morte. L’azione si svolge in un boschetto di belle piante, qui Daniele smaschera l’accusa proprio facendo identificare il tipo di pianta sotto cui si sarebbe svolto il grave reato. La gioia e la benedizione rallegrano il cuore di chi ri-conosce la verità.

Informazioni

Il leccio è un albero di terza grandezza, alto sino a 20 (25) m, anche arbusto, molto longevo, a rami irregolari e chioma ampia, ovale e densa. E’ una specie sempreverde tipicamente mediterranea il cui areale si estende alle coste meridionali dell’Europa e all’Africa settentrionale. Vive dalle rive del mare sin verso i 600 m di altitudine, raggiungendo gli estremi di 1000 m nella fascia prealpina del Lago di Garda e di 1500 m nell’Appennino. Preferisce i terreni neutri o subalcalini, tollerando anche quelli acidi se profondi e ben drenati. Il legno è durissimo e resistente alle alterazioni, ma trova limitazione negli impieghi per le difficoltà della stagionatura e della lavorazione. Viene comunque utilizzato soprattutto per parti soggette a forti sollecitazioni e logorio, quali attrezzi agricoli, pezzi per torchi, presse, imbarcazioni. La corteccia tannica si usa per la concia delle pelli. Pregiato come combustibile per legna da ardere e carbone. Viene utilizzato abbondantemente per le alberature stradali.

Curiosità

Una leggenda medievale narra che solo il leccio si fece abbattere per fornire i legni per fare la Croce alla quale appendere Cristo; tutti gli altri alberi resistettero ai colpi d’ascia, non volendo prestarsi al sacrificio di Gesù. Se il leccio non si fosse lasciato abbattere non ci sarebbe stata la Croce e quindi la Redenzione.

Mandorlo Prunus dulcis (Miller) D.A. Webb – Fam. Rosaceae

Geremia 1,11-12

Mi fu rivolta questa parola del Signore: «Che cosa vedi, Geremia?». Risposi: «Vedo un ramo di mandorlo». Il Signore soggiunse: «Hai visto bene, poiché io vigilo sulla mia parola per realizzarla».

La radice della parola ebraica shaked (mandorlo) significa “vegliare”. I suoi fiori, dai petali bianchi o rosei, compaiono prima delle foglie e sembrano uscire dal sonno dell’inverno. La loro comparsa nel mese di febbraio annuncia la rinascita della natura.

Riferimenti biblici

Es 25,33-34

Vi saranno su di un braccio tre calici in forma di fiore di mandorlo, con bulbo e corolla e così anche sull’altro braccio tre calici in forma di fiore di mandorlo, con bulbo e corolla. Così sarà per i sei bracci che usciranno dal candelabro. Il fusto del candelabro avrà quattro calici in forma di fiore di mandorlo, con i loro bulbi e le loro corolle: un bulbo sotto i due bracci che si dipartano da esso e un bulbo sotto gli altri due bracci e un bulbo sotto i due altri bracci che si dipartano da esso; così per tutti i sei bracci che escono dal candelabro

Curiosità

Nella tradizione, il mandorlo e la mandorla sono stati messi in relazione con Maria. Nell’iconografia tradizionale, l’immagine del Cristo, della Vergine e a volte dei santi in gloria eterna si iscrive in una figura geometrica a forma di mandorla.

Melo Malus domestica Borkh.- Fam. Rosaceae

Cantico dei cantici 2,3

Come un melo tra gli alberi del bosco, il mio diletto fra i giovani. Alla sua ombra, cui anelavo, mi siedo e dolce è il suo frutto al mio palato.

Nel dialogo tra l’amato e l’amata, nel Cantico dei cantici, è un susseguirsi di parole poetiche, di immagini semplici e familiari, è in questo contesto che viene evocata la pianta del melo. Il melo, oltre a poter divenire pianta da ombra, offre un frutto dissetante, gustoso e dai colori vivaci. Un frutto facilmente fruibile, senza difese, addentabile che dice piena disponibilità.

Informazioni

È un complesso di ibridazioni tra il Melo selvatico e specie del vicino Oriente. La coltivazione probabilmente ha avuto inizio in epoca presitorica nell’Europa Meridionale.

Curiosità

I pomi, oltre ad essere commestibili, servono per la preparazione del sidro, bevanda a bassa gradazione alcolica.

Melograno Punica granatum L. – Fam. Punicaceae

Cantico dei Cantici 4,3

Come un nastro di porpora le tue labbra e la tua bocca è soffusa di grazia; come spicchio di melagrana la tua gota attraverso il tuo velo.

Riferimenti biblici

Gli enormi capitelli di bronzo che sormontavano le colonne all’entrata del Tempio di Salomone erano ornati da melegrane: “Chiram… terminò tutte le commissioni del re Salomone per il Tempio del Signore,… i due reticolati per coprire i due globi dei capitelli che erano sopra le colonne, le quattrocento melagrane sui due reticolati, due file di melagrane per ciascun reticolato…” (1Re 7, 40-42).

In rapimento poetico, lo sposo canta le bellezze dell’amata: “Come un nastro di porpora le tue labbra e la tua bocca è soffusa di grazia; come spicchio di melagrana la tua gota attraverso il tuo velo” (Ct 4,3). Per il gran numero dei suoi chicchi, i Padri della Chiesa hanno fatto della melagrana un simbolo di fecondità. Nella splendida tavola del Botticelli, presente nella Galleria degli Uffizi, viene rappresentata Maria mentre scrive in un libro, tenuto aperto da angeli, la preghiera del Magnificat e il Cantico di Zaccaria. Il Bambino e Maria sostengono una melagrana, che prefigura la Passione di Cristo.

Olivo Olea europaea L. – Fam. Oleaceae

Salmo 128,3

La tua sposa come vite feconda nell’intimità della tua casa: i tuoi figli come virgulti di ulivo intorno alla tua mensa.

I figli sono considerati una grandissima benedizione, nella Scrittura. Per questo motivo vengono paragonati ai virgulti dell’ulivo, cioè a qualcosa che cresce e che porta un frutto prezioso. L’ulivo è infatti un albero estremamente importante, elencato tra i doni che il Signore fa ad Israele quando entra nella Terra promessa (Dt 6,11). Da esso si ricava l’olio con si ungono i re in Israele (Messia vuol dire “Unto”), si consacrano i sacerdoti, si preparano le schiacciate per l’offerta nel tempio, si ottiene la luce facendo ardere le lampade, ecc. Per noi cristiani l’ulivo assume un’ulteriore rilevanza perché è nell’orto degli Ulivi, appunto, che Gesù ha pregato per poter compiere fino alla fine la volontà del Padre suo e portarci così un frutto di salvezza.

Riferimenti biblici

Le olive, da cui si ricava l’olio-una delle “cose di prima necessità per la vita dell’uomo” (Sir 39, 26), venivano raccolte tramite la bacchiatura (Is 17, 6), cioè percuotendo le piante con una lunga e robusta pertica (bacchio) per farle cadere a terra: una tecnica superata perché dannosa per la pianta, ma ancora in uso in alcune zone dell’Italia meridionale. La Torà rammenta al popolo d’Israele che è stato schiavo nel paese d’Egitto e che perciò dovrà porre attenzione ai più bisognosi, anche al momento della bacchiatura, della mietitura e della vendemmia. “Quando bacchierai i tuoi ulivi, non tornerai indietro a ripassare i rami: saranno per il forestiero, per l’orfano e per la vedova” (Dt 24, 20). L’innesto dell’olivastro (un olivo selvatico) su olivo è un’altra pratica colturale che dà spunto a S. Paolo (Rm 11, 13-24) per ricordare ai pagani convertiti (paragonati a rami di olivastro) a non diventare superbi per aver preso il posto di quegli ebrei (paragonati a rami di olivo) che, per mancanza di fede, sono stati eliminati dall’olivo. Dio, come olivo buono, è sempre pronto ad accogliere (tutti) i nostri germogli e nutrirli con la sua abbondante linfa vitale. L’olio d’oliva è anche sorgente di luce: “Tu ordinerai agli Israeliti che ti procurino olio puro di olive schiacciate per il candelabro, per tener sempre accesa una lampada (Es 27, 20) e olio santo: “Procurati balsami pregiati…e olio di oliva. Ne farai l’olio per l’unzione sacra, un unguento composto secondo l’arte delle profumerie: sarà l’olio per l’unzione sacra (Es 30, 23-25).

Informazioni

L’olivo è una pianta originaria del Medioriente ed è stata utilizzata fin dall’antichità per l’alimentazione. Le olive in natura sono molto amare a causa del contenuto in polifenoli, per renderle commestibili è necessario sottoporle a trattamenti specifici: ad esempio la fermentazione naturale, oppure metodi artificiali. Inizialmente coltivato quasi esclusivamente nei paesi mediterranei (dove l’inverno è mite e l’estate calda), negli ultimi anni è stato impiantato con successo anche in altri paesi dal clima analogo, come California, Australia, Argentina e Sudafrica.In Italia l’areale di coltivazione è molto ampio: le uniche zone dove non è presente sono le montagne e la Pianura padana, zone con temperature invernali troppo basse o presenza di nebbia e galaverna. Alcuni olivi si trovano fino a Bolzano e a Merano. L’area dove produce frutti di qualità è più ristretta e si riduce in pratica all’Italia centromeridionale e insulare e alla zona dei laghi di Lombardia e Veneto. Alla fine degli anni ’90 i cinque Paesi con la maggiore superficie olivicola erano la Spagna , la Tunisia , l’Italia, la Turchia, la Grecia.

Palma Phoenix

Gv 12,12-15

Il giorno seguente, la gran folla che era venuta per la festa, udito che Gesù veniva a Gerusalemme, prese dei rami di palme e uscì incontro a lui gridando: Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore, il re d’Israele!

Sicomoro Ficus sycomorus L. – Fam. Moraceae

Luca 19,2-4

Ed ecco un uomo di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere quale fosse Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, poichè era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per poterlo vedere, salì su un sicomoro, poiché doveva passare di là.

Informazioni

Il sicomoro è un albero robusto che può raggiungere i 10-15 metri di altezza, con foglie semplici simili al fico, e siconi (“frutti”) sul fusto principale e sui rami più vecchi. Siconi di qualità inferiore a quelli del fico, nel passato erano tuttavia consumati e anche commercializzati. Più apprezzato era il legno della pianta, perché leggero e a struttura fine. Un intendente di Davide è incaricato degli ulivi e dei sicomori della Sefela (1 Cr 27,28). Amos coltiva i sicomòri, ossia incide il frutto al momento della sua maturazione: cinque o sei giorni dopo il frutto è commestibile (Am 7,14). Un esemplare di sicomòro si trova per esempio a Gerico. Questa pianta non si coltiva più a causa dei suoi frutti mediocri e difficili da raccogliere.

Curiosità

I fichi, sia quelli comuni che quello del sicomoro erano molto popolari nell’antico Egitto (ci sono molte testimonianze e raffigurazioni) e consigliati sia da soli che miscelati ad altre piante per curare le ferite o per preparare enteroclismi. I fichi del sicomoro venivano raccomandati per curare una misteriosa malattia chiamata “mangiatrice di sangue” che si pensa di poter far risalire allo scorbuto.

Albero dello Storàce Liquidambar orientalis L. – Fam. Hamamelidaceae

Siracide 24,15

Come cinnamòmo e balsamo ho diffuso profumo; come mirra scelta ho sparso buon odore; come galbano, onice e storàce, come nuvola di incenso nella tenda.

Tamerice Tamarix gallica L. – Fam. Tamaricaceae

Genesi 21,32-34

E dopo che ebbero concluso l’alleanza a Bersabea, Abimèlech si alzò con Picol, capo del suo esercito, e ritornarono nel paese dei Filistei. Abramo piantò un tamerice in Bersabea e lì invocò il nome del Signore, Dio dell’eternità. E fu forestiero nel paese dei Filistei per molto tempo.

Il tamerice, poco più di un arbusto, diviene il segno di un rapporto nuovo instaurato da Abramo con Abimèlech e con la terra in cui è straniero, ma anche ospite. L’atto di piantare, che esprime cura, rapporto, sguardo aperto al futuro e attesa, è per Abramo specchio e luogo di incontro con Dio che lo ha piantato in una nuova terra.

Informazioni

Il Tamerice, detto anche tamarisco, è una specie mediterraneo-atlantica, il cui areale va dalle Isole Canarie alla Sicilia e alla Dalmazia. In Italia, è frequente su tutti i litorali sia della penisola che delle isole. E’ una specie molto resistente al vento e alla salsedine. Questa resistenza è dovuta tra l’altro al fatto che le foglie hanno una superficie molto ridotta.

Curiosità

Il nome tamerice deriverebbe dalla parola ebraica tamaris, che significa scopa, per il fatto che i rami flessibili della pianta vengono utilizzati per costruire ramazze. Questa pianta, infatti, viene denominata “Scopa marina” in Italia meridionale.

Terebinto Pistacia terebinthus L. – Fam. Anacardiaceae

Siracide 24,16

Come un terebinto ho esteso i rami e i miei rami son rami di maestà e di bellezza.

Informazioni

Il terebinto è un piccolo albero, alto fino a 5 (10) m, o più spesso arbusto molto ramoso, appartenente alla flora mediterranea, che vive spontaneo, in genere allo stato sporadico, specialmente su terreni calcarei. Il legno, duro, compatto e pesante, viene utilizzato per piccoli lavori di tornio. Per incisione del tronco si ricava un’oleo-resina detta trementina di Chio. La resina ha trovato impiego nella medicina popolare come astringente e vulnerario.

Curiosità

Sulle foglie del terebinto si trovano spesso grosse galle, causate dalla puntura di un afide, le quali, per la loro ricchezza in tannino, sono state usate contro la tosse e il mal di gola, oltre che in conceria.

Vite

Giovanni 15, 1-2

“Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiolo. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo toglie e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutti.

Nella Bibbia si parla spessissimo di uva, grappoli, vigne, ecc. per tanti diversi motivi, ma indubbiamente anche perché la pianta era molto familiare e il vino molto apprezzato. Pensiamo a quando gli esploratori vanno per vedere se la terra che Dio ha promesso di dare loro è davvero così ricca e tornano con un grappolo d’uva che devono mettere su una stanga e portare in due (Nm 13,23): l’uva diventa il simbolo della fecondità della terra e della fedeltà di Dio. In Is 5, lo stesso popolo d’Israele è paragonato ad una vigna per cui il suo proprietario ha fatto tutto il necessario, ma che ha inspiegabilmente risposto producendo uva selvatica. Nel Vangelo Gesù arriva fino al punto di paragonare se stesso alla vite e ogni credente ad un tralcio: rimanendo in Lui, attingendo alla sua stessa linfa vitale, possiamo portare molto frutto, grappoli dolci e succosi.

Riferimenti biblici

La vite era una benedizione della terra promessa: “… Il Signore tuo Dio sta per farti entrare in un paese fertile: paese di torrenti, di fonti; … paese di frumento, di orzo, di viti, di fichi e di melograni; paese di olivi, di olio e di miele” (Dt 8, 7-8). Nel Siracide la vite è presentata come l’immagine della sapienza: “io come una vite ho prodotto germogli graziosi e i miei fiori, frutti di gloria e ricchezza” (Sir 24,17). La vite è anche immagine della sposa feconda del giusto: “La tua sposa come vite feconda nell’intimità della tua casa; i tuoi figli come virgulti d’ulivo intorno alla tua mensa” (Salmo 127, 3). Gesù, sulle orme dei profeti del PrimoTestamento, ha voluto riprendere questa immagine viva e gioiosa per spiegarci la realtà dell’alleanza di Dio con il suo popolo. Realtà meravigliosa come ceppo di vite carico di grappoli: “io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui fa molto frutto… ” (Gv 15, 5). La vite è il simbolo d’Israele che Erode il Grande aveva fatto incidere in oro sul frontone del Tempio.

Curiosità

Le bucce e i vinaccioli dell’uva contengono il Resveratrolo, un composto chimico utilizzato dalla pianta per difendersi dalle infezione fungine. In campo umano, questa sostanza ha mostrato attività antinfiammatorie ed antinvecchiamento, è un potente antiossidante, (antiteratogeno), agisce come fluidificante del sangue ed ha una notevole attività nel prevenire i trombi e, unica sostanza nota, a rimuovere attivamente le placche occludenti i vasi. Il contenuto nell’uva in Resveratrolo, è massimo principalmente nelle bucce di uve rosse. Il contenuto varia molto in funzione della varietà; nei derivati succhi e vino, è solo nelle parti che prevedono la macerazione delle bucce da cui è estratto. Data la concentrazione relativamente bassa nel vino è sconsigliato farne uso terapeutico in questo senso. I derivati dal Resveratrolo sono prodotti farmaceutici.

Piante incerte

Per molte piante della Bibbia, i loro nomi piuttosto generici non ne permettono una sicura identificazione a livello botanico. Secondo alcuni, ad esempio, l’issopo (“Purificami con issopo e sarò mondo; lavami e sarò più bianco della neve; Sal 51,9) e la senape (“Il regno dei cieli si può paragonare a un granellino di senapa, che un uomo prende e semina nel suo campo”; Mt 13, 31) non apparterrebbero alle specie vegetali attuali. La senape della Bibbia potrebbe essere la pianta arborea Salvadora persica, molto diffusa in Palestina e che può arrivare ad un’altezza di 7-8 m, dove gli uccelli possono costruire il proprio nido (“Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande degli altri legumi e diventa un albero, tanto che vengono gli uccelli del cielo e si annidano fra i suoi rami; Mt 13, 32). Con il termine senape, oggi ci riferiamo, invece, ad una pianta erbacea che produce semi molto piccoli, ma che al massimo può raggiungere 1 m di altezza.

Ringraziamenti

Da un idea del Prof. Aldo Ranfa Dipartimento di Botanica Università di Perugia

Sono state utilizzate le immagini e i testi del cd “Giardino Biblico della Parrocchia di S.Spirito Perugia, realizzato da:
Roberto Buonaurio, Suor Lorella Veri, Aldo Ranfa e Gabriella Agnusdei Giraldi.